Mensa Diocesana Ferretti - Santo Stefano

27.06.2023

Una mensa serale per adulti in situazione di povertà ed esclusione sociale aperta dal lunedì alla domenica. Si tratta di un locale completamente rinnovato, con una sala per l'accoglienza, servizi igienici e il refettorio che può ospitare contemporaneamente oltre 100 persone. La mensa si trova nella vecchia Chiesa di S. Stefano, nella zona della Palombella, in locali completamente ristrutturati. L'operatività di questo servizio non è legata solo al momento del pasto, ma anche ad attività di accoglienza e relazione.

Una storia

Diego: in servizio durante la pandemia

Diego ha 26 anni. Si è avvicinato alla Caritas diocesana nel 2020, in piena pandemia.

Non vive ad Ancona, studia medicina in Umbria ma durante il lockdown è ritornato a vivere in un paesino vicino alla nostra città, seguendo le lezioni universitarie non in presenza. Fin da subito ha contattato la Caritas diocesana per sapere se in quel momento c'era bisogno di dare una mano e poco dopo ha scelto di prestare servizio in mensa.

"Non mi aspettavo – racconta Diego – di trovarmi di fronte ad una realtà così ben organizzata e non avevo idea che, praticamente sotto casa, ogni giorno centinaia di persone non avessero la possibilità di consumare un pasto. Credo che la nostra società funzioni se ognuno può vivere in maniera dignitosa ed ho condiviso in pieno l'idea della Caritas diocesana di offrire agli ospiti la possibilità di consumare un pasto caldo in un logo coperto e accogliente nel totale rispetto delle norme di prevenzione del Covid.

Fin dall'inizio mi sono occupato del trasporto dei pasti dalla cucina al tendone (il luogo di distribuzione dei pasti allestito grazie alla collaborazione tra Caritas diocesana, Fondazione Cariverona, Comune di Ancona e Mensa del Povero di Padre Guido situato vicino alla stazione di Ancona) e servire i pasti agli ospiti che desideravano consumarlo al caldo. È proprio lì che mi è capitato di fare due chiacchiere con gli ospiti. Contrariamente a quanto pensavo ho scoperto che si rivolgono a questo servizio anche tantissimi italiani, e tanti di essi lavorano."

Molti degli ospiti hanno una casa o comunque un'entrata economica fissa; condizioni non sempre sufficienti per poter far fronte alle proprie necessità, anche quelle legate all'alimentazione.

"Al tendone – continua Diego – mi è capitato di rivedere un ospite che ho conosciuto qualche anno fa in tutt'altra situazione: non avrei mai potuto immaginare di trovarlo lì, in fila alla mensa della Caritas. Grazie a quest'esperienza ho potuto sperimentare che la povertà non sempre è visibile e che chi ha bisogno non sempre riesce a dirlo e a chiedere aiuto.

"Sedendomi a tavola con queste persone ho scoperto che non esiste solo una povertà di tipo economico; molti hanno bisogno soprattutto di scambiare una parola con qualcuno, o anche semplicemente di uno
sguardo di amicizia, di essere chiamati per nome."

La mensa, infatti, è sempre stata un luogo di incontro e di creazione di forti legami: poter fare compagnia agli ospiti mentre mangiano, sedersi insieme a loro, parlare, confrontarsi, scherzare è qualcosa che va oltre il semplice pasto e che rende il servizio dei volontari molto più speciale e importante di quanto si possa pensare. La disponibilità di Diego non si è fermata alla mensa. Nel tempo ha sperimentato anche il servizio notturno di assistenza ai ragazzi ospiti di Casa Zaccheo, la struttura di Seconda Accoglienza gestita dalla Caritas diocesana. Qui ha avuto modo di conoscere meglio le storie e i percorsi di reinserimento sociale di alcuni ospiti, non leggendo le schede dei ragazzi o il diario giornaliero, ma semplicemente ascoltando i racconti delle loro giornate, giocando a carte o alla playstation dopo cena, passandoci del tempo insieme!

"Credo che il volontario – prosegue Diego - non sia un semplice benefattore che può permettersi di avere del tempo per fare servizio agli altri: nel servizio, oltre all'utilità, c'è il confronto, ci si riconosce nell'altro. Ora le lezioni e gli esami sono ritornati ad essere in presenza e mi sono trasferito nuovamente in Umbria, ma quando sono in zona contatto sempre il referente dei turni per capire le necessità. Se c'è bisogno di dare una mano io ci sono!"

Prima di concludere la chiacchierata chiediamo a Diego una parola che caratterizzi la sua esperienza in Caritas. Lui risponde subito "resistenza". È stato un grande insegnamento – ci racconta – vedere come tante persone trovino la forza per chiedere aiuto, con la massima caparbietà e dignità.

Ringraziamo Diego per questa preziosa testimonianza e gli auguriamo buona fortuna per il suo percorso.