Centri di Ascolto

22.06.2023
L'Associazione gestisce, su mandato della Caritas Diocesana, il Centro di Ascolto di Ancona che si trova all'interno del Centro Giovanni Paolo II e il Centro di Ascolto di Osimo..

Il Centro di ascolto della Caritas diocesana è il luogo privilegiato (perché consegnato dalla tradizione e confermato dall'esperienza) in cui si intessono relazioni con i poveri, maestri e pulpito del parlare e dell'agire di ogni Caritas. Il Centro di ascolto fa dell'ASCOLTO il suo MODO PROPRIO di SERVIZIO. Il suo "fare" prevalente è l'ascolto, cuore della relazione di aiuto, dove chi ascolta e chi è ascoltato vengono coinvolti, con ruoli diversi, in un progetto che, ricercando le soluzioni più adeguate, punta a un processo di liberazione della persona dal bisogno.

Una Storia

La sensibilità di Elisabetta al Centro di Ascolto Diocesano

Il Centro di ascolto della Caritas diocesana è il luogo privilegiato (perché consegnato dalla tradizione e confermato dall'esperienza) in cui si intessono relazioni con i poveri, è una realtà in cui le persone in difficoltà vengono ascoltate e accompagnate nella ricerca di soluzioni ai propri problemi. Ma cosa vuol dire essere un volontario del Centro di Ascolto? Ne parliamo con Elisabetta, che da circa un decennio si occupa con dedizione di questo particolare servizio ad Ancona.


Elisabetta inizia la chiacchierata raccontandoci della sua esperienza personale:
"ho lavorato in un laboratorio analisi fino al 2002, ma ho se mpre sentito dentro di me una "spinta alla missione". Grazie ad alcuni percorsi formativi con associazioni locali e ONG sono stata un anno in Angola. Dopo un corso di Medicina tropicale ho trascorso circa 2 mesi a Capo Verde e poi di nuovo in Angola… che esperienze impegnative ma fantastiche! Poi per varie ragioni sono tornata in Italia. Volevo portare avanti un'attività di volontariato e, dopo essermi guardata intorno, sono venuta a conoscenza del Centro di Ascolto diocesano".

Si tratta del punto nevralgico del "sistema dei Servizi della Caritas": a cui tutti possono rivolgersi: singoli o famiglie del territorio, persone senza dimora, persone di passaggio. Qui in primis viene offerta un'occasione di ascolto, ma l'attività non si esaurisce nella relazione con le persone ascoltate. Il servizio implica un'interazione con il territorio finalizzata a individuare possibili risposte ai bisogni incontrati.

Valutata la situazione gli operatori e i volontari cercano di definire con la persona ascoltata un progetto di aiuto specifico, sostenibile e rispettoso delle potenzialità e della dignità di ciascuno. Nell'ambito di questo progetto, quando necessario e compatibilmente con le risorse della comunità, vengono offerti degli aiuti materiali. In ogni caso viene garantita un'azione di orientamento e accompagnamento ai servizi e alle risorse del territorio.

Quindi i volontari che si alternano al Centro di Ascolto cercano di offrire le soluzioni più adatte a garantire un processo di liberazione della persona dal bisogno.

"In 10 anni di servizio, continua Elisabetta, ho incontrato tantissime persone provenienti da Paesi completamente diversi. Inizialmente le persone venivano qui senza prendere appuntamento, e spesso la sala d'attesa era sovraffollata. Incontravamo molti italiani, rumeni, nordafricani. Con la pandemia abbiamo organizzato una sorta di "ascolto telefonico" in modo da garantire un servizio d'informazione e di accoglienza delle richieste più urgenti. Abbiamo cercato una nuova modalità, non più mediata dagli sguardi, da quella carica emotiva che sempre scatta nella relazione che si costruisce a partire dall'ascolto del cuore.

Ora abbiamo istituito un sistema di appuntamenti. Le persone provengono dall'Italia, dall'Ucraina, dal Pakistan e dal Perù. Molti sono richiedenti protezione internazionale."

Le persone si rivolgono al centro di ascolto per richiedere informazioni per trovare un posto per dormire, capire dove poter magiare o come accedere a determinati servizi come l'Emporio degli alimenti o quelli del vestiario. I volontari spesso sono un importante filtro che ha la possibilità di mettere in comunicazione le persone con il Servizio Sociale territoriale, con gli Avvocati di Strada, con il Patronato o con qualsiasi altro attore della rete costruita attorno alla persona.

"Spesso arrivano qui da noi persone con problematiche complesse ed elevati. Forse siamo visti un po' come "ultima spiaggia".

Ricordo bene Giuseppina (nome di fantasia), una signora anziana conosciuta durante il periodo dell'"ascolto telefonico". Con lei abbiamo predisposto un vero e proprio percorso di accompagnamento. Mi è capitato di fare delle visite domiciliari, portarle delle medicine indispensabili oltre che la spesa. Ora, anche grazie al nostro aiuto, ha un'assistenza quotidiana professionale.

È importante ricordarsi sempre che non siamo onnipotenti, siamo un piccolo pezzettino di una rete di sostegno attorno alla persona che si trova in una situazione di bisogno.

Tra le storie che mi sono rimaste più impresse c'è sicuramente quella di Gloria (nome di fantasia), una ragazza che si è presentata al nostro centro di ascolto qualche settimane fa. Era fuggita da casa sua a causa di ripetute violenze da parte del marito e aveva trovato ospitalità a causa di un'amica.

"Era già a conoscenza delle organizzazioni a cui rivolgersi per un aiuto concreto, ma quel pomeriggio aveva solo bisogno di sfogarsi e di essere ascoltata; mi sono messa totalmente in ascolto. "

Poi è molto bello passeggiare per strada ed essere incontrare molte persone che incontro al Centro di Ascolto; spesso mi fermo a parlare con loro che mi aggiornano sui loro percorsi".

Prima di salutarci chiediamo ad Elisabetta una parola che caratterizzi la sua esperienza in Caritas. Lei ci dice subito "sensibilità". Perché – spiega – il cuore, l'attenzione alle persone ti portano a fare certi passi e a metterti davvero in ascolto dell'altro.